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Giappone: il problema "long covid" sembra non avere fine. Aumento dei casi col passaggio alla quinta categoria. I centri medici in difficoltà

La società sta ritornando alla normalità, il Coronavirus, stando alle disposizioni sulla legge riguardo alle malattie infettive, passa alla quinta categoria tuttavia ancora oggi sono numerosissimi i pazienti affetti da long covid.
Aumentano in continuazione questi pazienti a cui viene strappata via la quotidianità a causa di sintomi di origine sconosciuta mentre le cliniche specializzate sul long coivd continuano indefessamente a cercare terapie efficaci.
Si teme anche una diminuzione della percezione riguardo alle precauzioni per il contenimento dei contagi e le istituzioni mediche paventano un ulteriore aumento del numero di pazienti.

Peggioramento dei sintomi dopo degli sforzi fisici
"ancora adesso non accennano a diminuire" a parlarne con preoccupazione il primario della Hirahata Clinic (Tokyo, Shibuya) Hirahata Koichi che ha aperto una clinica dedicata a chi soffre di long covid sin dalle prime fasi della pandemia e che ha visitato quasi 6.000 casi. Nei momenti più critici si ritrova a visitare quasi un centinaio di pazienti al giorno e le visite online vanno avanti anche dopo lo scoccare della mezzanotte.

Riguardo ai sintomi, anche ora che Omicron risulta la variante dominante si riscontrano spossatezza, depressione o anche "brain fog" che porta ad un deterioramento delle capacità cognitive. Numerosi i casi che dopo aver sostenuto degli sforzi fisici sono peggiorati. Stando a quanto dichiarato dal dottor Hirahata, si riscontrano anche molti casi di gente letteralmente impossibilata a muoversi e "anche tra i giovanissimi abbiamo persone costrette ad usare pannoloni o a dover sostenere una dieta liquida".

Acquisendo giorno dopo giorno esperienze in prima linea, il numero di pazienti in via di miglioramento va aumentando. Tuttavia, si tratta ancora di una fase in cui si vanno sperimentando metodi di trattamento ricorrendo anche alla medicina tradizionale cinese in base ai sintomi alla ricerca di terapie efficaci. Questo percorso può durare diversi anni e ciò che risulta più pesante da sostenere è una ricaduta dopo che si pensava che la situazione stesse migliorando.

Dei pazienti trattati finora, circa 1.400 sono stati costretti ad assentarsi per lunghi periodi dal lavoro a causa dei postumi e più di 300 sono stati lincenziati. Anche l'impatto sui giovani è grave: alcuni studenti delle scuole superiori sono passati a un corso per corrispondenza perché non erano più in grado di frequentare la scuola.

Tuttavia, dopo il passaggio alla quinta categoria, le persone hanno cominciato a prendere alla leggera il contagio. Ci sono pazienti che si sono rivolti a noi per aver svolto attività fisica intensa in ambienti chiusi come una palestra senza poi aver sostenuto test per capire se fossero rimasti contagiati o meno per lungo tempo.

Il dottor Hirahata punta il dito su questo problema dichiarando: Si ritiene che il ceppo Omicron causi dei sintomi lievi in molte delle persone rimaste infette, ma questo non significa che il long covid si manifesti in forme altrettanto blande. Rimanere contagiati più e più volte aumenta il rischio di soffrire di long covid. Di conseguenza, il covid non dovrebbe essere considerato una malattia lieve".

Il sistema medico risulta inadeguato

D'altra parte, ci sono notevoli ritardi nella comprensione della situazione specifica dei pazienti che soffrono di long covid e anche nello sviluppo di un sistema di cure mediche adeguate. Sebbene il numero di istituzioni mediche che si occupano del long covid sia in aumento, il numero è ancora limitato a livello nazionale.

Esistono anche lacune nell'assistenza ai pazienti. Secondo Hirahata, anche se esistono ambulatori del long covid, in alcuni di questi luoghi fanno fare ai pazienti esami del sangue o altri test limitandosi a monitorare la situazione. Molti pazienti si sentono feriti quando i medici che li visitano dicono loro che stanno bene e che si tratta solo della loro immaginazione. Alcuni pazienti si sono persino tolti la vita a causa della dolorosa esperienza vissuta.
"Vorrei che lo Stato guardasse più da vicino alla difficile situazione in cui si trovano i pazienti. Spero anche che non lasci la gestione del long covid ai medici che combattono in prima linea, ma che adotti misure concrete come la creazione tempestiva di spazi di condivisione delle esperienze di cura", dichiara il dottor Hirahata. Ha inoltre auspicato lo sviluppo di un sistema che consenta ai medici di famiglia locali di esaminare anche i pazienti che soffrono di long covid.

I farmaci contro le malattie cognitive sono efficaci contro il long covid?

Alla fine di maggio, un gruppo di ricerca guidato dal professor Kondo Kazuhiro (virologo) della Jikei University School of Medicine di Tokyo ha annunciato i risultati delle sue ricerche sul "mistero" dei sintomi dei nervi cranici, come stanchezza e nebbia cerebrale, in relazione al long covid. Sono in corso ora le prove cliniche per un farmaco terapeutico, e l'attenzione si concentra sulla possibilità che il farmaco possa fornire una speranza per aiutare i pazienti malati di long covid.

Il team di ricerca si è concentrato sulla proteina S1, che fa parte della proteina spike del virus. Hanno scoperto che quando la proteina è stata somministrata nella cavità nasale di topi da laboratorio, sono comparsi i sintomi relativi ai nervi cranici, come l'affaticamento.
Un'indagine dettagliata ha rivelato che si era verificata nel bulbo olfattivo, che si trova nella parte posteriore del naso, la morte di alcune cellule e che il numero di neurotrasmettitori chiamati acetilcolina si era ridotto nel cervello. Kondo spiega: "È noto che una diminuzione dell'acetilcolina provoca un'infiammazione nel cervello, che si pensa abbia portato a sintomi come la stanchezza.

Quando ai topi è stato somministrato il farmaco "donepezil", che compensa la carenza di acetilcolina, l'infiammazione cerebrale era stata soppressa ed erano stati confermati miglioramenti riguardo a sintomi come la stanchezza.

Il team di ricerca sta attualmente conducendo una sperimentazione clinica in collaborazione con la Yokohama City University, la St Marianna Medical University e altre istituzioni per studiare gli effetti dei farmaci per la demenza utilizzati sui topi con pazienti affetti da Long covid.

Kondo afferma: "Il Long covid è causato semplicemente dall'ingresso del virus nella cavità nasale, ma se si riesce a sopprimere l'infiammazione il più precocemente possibile, si prevede che il trattamento sarà efficace e aiuterà a prevenire l'aggravarsi dei sintomi". Ha poi sottolineato: "Faremo ogni sforzo necessario per garantire che i test clinici procedano senza intoppi"
A cura di Miyake Yoko

Fonte: Sankei Sinbun 2023/7/13

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