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Coronavirus: spostamenti di massa per il capodanno cinese mentre il Giappone si prepara a trattare il covid come una normale influenza (all`interno, un'analisi del sistema medico giapponese riguardo alla pandemia)


Matsubara Koji



Matsubara Koji:
Abbiamo avuto un servizio in diretta da Pechino, in Cina. Impressionante la congestione degli aeroporti. Un totale di 2,1 miliardi di persone si muoveranno e sembra che siano in molti a viaggiare sia all'estero che all'interno del Paese. Poi, vorrei soffermami sull`attuale situazione del Giappone.
Questa è un'immagine di Narita, e naturalmente ci sono molti turisti stranieri, compresi quelli cinesi.
Date un'occhiata a questi dati. Questa è l'ottava ondata fino al 23 gennaio. Mentre qui abbiamo la settima e la sesta ondata.

La settima ondata ha il maggior numero di persone infette in assoluto, con poco più di 260.000 casi in un giorno. Quindi il numero di persone infette è inferiore nell'ottava ondata.
Proviamo a dare un`occhiata ad un arco di tempo più lungo. Sì, riguardo al numero di persone infette. A ripensarci adesso, abbiamo fatto un gran parlare della prima e della seconda ondata, ma qui siamo quasi a un livello che ormai si vedono a malapena. Possiamo constatare che il numero di persone infette è aumentato in modo esponenziale. E soffermandoci sulla settima, il numero di persone infettate nell'ottava ondata è stato inferiore a quello della settima. Tuttavia, diamo ora un'occhiata al numero di morti.

Guardando al numero di decessi, il numero di persone infettate era più alto nella settima ondata, ma nell'ottava ondata il numero di decessi ha raggiunto il numero di oltre 500 in un giorno, che è la cifra più alto fino ad oggi. Anche il numero di decessi è aumentato di oltre 10.000 unità nell'ultimo mese, e la maggior parte di loro sono anziani, ma guardando alla situazione attuale in Giappone, come vi ho detto prima, si sta pensando di trattare questa malattia come se fosse un'influenza. Alcuni pensano che sia già finita, ma il numero di morti rimane altissimo. Innanzitutto, dottor Matsumoto, il numero di decessi nell'ottava ondata è aumentato più che nella settima, ma l'opinione pubblica comincia a pensare che la pandemia sia ormai finita. Che ne pensa di questo divario?

Matsumoto Tetsuya:


Fino alla settima ondata, le persone si rivolgevano ancora alle istituzioni mediche se si sentivano male e volevano verificare se si trattasse di corona o meno, e in qualche modo si andava avanti. Tuttavia, adesso si sta pensando di semplificare e snellire gradualmente i dati pubblicati sul numero dei contagi e tutte le persone che non sono esposte al rischio di aggravamenti della malattia possono sottoporsi al test tramite kit e, in caso di positività, contattare le autorità competenti rimanendo a casa durante il periodo di quarantena. Per concentrarsi così sui casi gravi. Purtroppo, di questo passo, soprattutto le persone giovani, non me ne abbiano a male, hanno smesso di comprare i kit per i test solo per qualche malore e quindi sono aumentate le persone che non fanno test. E anche quelli che scoprono di essere positivi al virus, temendo ripercussioni sul posto di lavoro o di doversi assentare, preferiscono non divulgarlo.

Matsubara Koji:
Per farla breve, il numero di persone infette nell'ottava ondata, che abbiamo appena visto, è in realtà molto più alto delle cifre annunciate. Quanti pensa che ce ne siano?

Matsumoto Tetsuya:
La mia impressione è che il numero sia almeno il doppio.

Matsubara Koji:
I casi sarebbero dunque il doppio.

Matsumoto Tetsuya:
Ho scoperto, chiedendo alle persone positive al kit che vengono da noi per le visite se avessero contattato o meno le istituzioni, che solo meno della metà di loro lo aveva fatto. Ecco perché penso che siano meno della metà.

Matsubara Koji:
Professor Kuramochi, il dottor Matsumoto tastando la situazione reale sul campo ritiene che il numero effettivo di persone infette sia probabilmente il doppio. Professor Kuramochi, qual è la sua impressione?

Kuramochi Jin:


Fondamentalmente, le diagnosi si basano su un autocontrollo con test antigenici che hanno un basso livello di precisione. Lo abbiamo verificato anche nel nostro ospedale e, rispetto ai test molecolari, la precisione si attesta al 50%. In altre parole, la metà dei casi non viene individuata nella fase di diagnosi. Si denunciano ritardi nell`essere medicati e, purtroppo, anche gli ostacoli prima di ricevere le cure sono elevati. Attualmente si fatica ad ottenere un test o delle cure per cui il numero effettivo di persone infette è più del doppio e in questa situazione non mi meraviglio che il numero di morti sia così alto.

Matsubara Koji:
Capisco. Ora, il professor Kuramochi ha parlato di persone che faticano ad ottenere delle cure mediche. Vorrei chiedervi di entrare nello specifico riguardo a questo aspetto. Ma per farlo, vorre prima farvi sentire il parere di un medico che fornisce assistenza a domicilio a Osaka.


Un uomo di 94 anni durante le cure domiciliari. Fino al giorno prima aveva avuto la febbre a 39°C. Su richiesta del centro sanitario, è stata effettuata una visita a domicilio da parte del dottor Kobayashi Masanori, che è a capo della squadra KISA2 Osaka, un'équipe di assistenza domiciliare per i casi di covid. L'équipe KISA2, di cui fa parte il dottor Kobayashi, cura a domicilio le persone che presentano sintomi gravi ma che non sono state trasportate in ospedali di emergenza o a cui è stato rifiutato il trattamento dagli ospedali vicini. A volte defe fare anche 20-30 visite a domicilio al giorno.
Ora è alle prese con una donna di 72 anni che vive con il marito. La donna delira e cerca di chiamare un'ambulanza. Quel giorno era stata rifiutata da 40 ospedali e, dopo tre ore di tentativi, aveva finalmente trovato un ospedale dove era stata ricoverata ed era risultata positiva al covid. Ma a causa del risultato positivo del test non ha potuto continuare ad essere curata in quell'ospedale ed è stata rimandata a casa perché la sua saturazione di ossigeno nel sangue era a livelli standard. Kobayashi afferma che esistono una serie di ostacoli dovuti alla categorizzazione del covid nella seconda fascia di malattie (assieme a SARS e MERS).

Kobayashi Masanori (KISA2)

Kobayashi Masanori:
Uno dei pazienti che ho visitato ieri non era stato in grado di mangiare e bere per molto tempo ma non aveva avuto problemi di ossigeno. Quando è arrivata l'ambulanza, dato che la saturazione dell'ossigeno non scendeva, si sono cercate altre via ma alla fine l`ambulanza è tornata indietro senza il paziente. Arrivati a questo punto, il team KISA 2 è stato invitato a fare una visita a domicilio per vedere cosa si poteva fare per aiutare questa persona. Ci ritroviamo a fornire ai pazienti un tipo di assistenza particolare e poco efficente. Questa donna non versava in condizioni gravi per via di una polmonite, ma era disidratata perché non riusciva ad assumere acqua, e alla fine è stata ricoverata in ospedale la sera stessa.
Qui a Osaka mi capita di vedere le ambulanze spesso e volentieri ferme. Il motivo è che sono impegnate a contattare centri medici dove i pazienti possano essere accolti.

Kobayashi, che effettua visite a domicilio ai malati di covid sin dalla quinta ondata di due anni fa, ci ha evidenziato i problemi che si stanno verificando attualmente.

Kobayashi Masanori:
Pensavo che non ci sarebbero stati problemi nel continuare a classificare il Coronavirus nella seconda categoria ritenendo che avrebbero potenziato i sistemi di ricovero degli ospedali e invece non hanno fatto nulla. Questo è il massimo che possiamo fare. Per quanto noi medici si possa protestare, le strutture mediche adibite ad accettare i malati non aumenteranno. Riclassificando il covid alla quinta categoria come se fosse un banale raffreddore bisognerebbe poi costringere le istituzioni mediche a visitare anche i malati di febbre. Se la società non crea una situazione in cui queste istituzioni sono costrette a visitare in modo adeguato, figuriamoci se quelle stesse istituzioni si mettessero a farlo spontaneamente. E già hanno annunciato a più riprese di non volerlo fare. Penso che siamo arrivati a una situazione in cui tutto questo è insostenibile.

Matsubara Koji:
Vorrei provare a riassumere quanto detto da Kobayashi sul perché di questa situazione.

Il dottor Kobayashi Masanori ha affermato le seguenti cose. Prima di tutto, non sono molti gli ospedali che si occupano del covid (seconda categoria). Ha inoltre ricordato che gli ospedali non accettano pazienti in emergenza se la saturazione di ossigeno nel sangue non è inferiore a un certo livello. Inoltre, ha ricordato un altro punto. Ha sottolineato che il problema non è solo l'aumento del numero di pazienti infetti, ma anche il fatto che i pazienti con sintomi da covid lievi ma in condizioni molto gravi con altre patologie non vengono curati.

Matsubara Koji:
Vorrei chiedere al professor Kuramochi, prima di tutto, sulla saturazione dell'ossigeno, che era diventato un argomento scottante dopo l`inizio della pandemia. Se la saturazione di ossigeno scende al di sotto di un certo livello, c'è il rischio che la polmonite degeneri e il paziente viene immediatamente ricoverato in ospedale. Tuttavia, questo livello di saturazione dell'ossigeno veniva utilizzato all`epoca della variante Delta, che portava a sintomi gravi di polmonite. Ma oggi la variante Omicron non provoca polmonite, aggrava le patologie pregresse portando alla morte. Nonostante questo, anche adesso quando viene trasportato un paziente in ospedale, si decide se ricoverarlo o meno in base alla saturazione. Trovo tutto questo assolutamente incomprensibile ma lei, Dottor Kuramochi, che idea si è fatto?

Kuramochi Jin:
L'errore fondamentale, che è stato commesso fin dalla prima ondata, è stato il decidere se ricoverare o meno un paziente in ospedale soltanto in base alla saturazione dell'ossigeno. Solo quando c'è alla base un servizio medico adeguato, il sistema di categorizzazione delle malattie infettive funziona correttamente. Ciò che è stato fatto fino ad oggi dal governo è stato l`inquadrare il covid nella categoria di malattie infettive quali SARS o MERS, senza poi, purtroppo, rafforzare a dovere le istituzioni mediche che avrebbero dovuto ricoprire un ruolo fondamentale e, al contrario, aveva limitato l`accesso alle visite mediche.

Soprattutto nei primi tempi, il numero di test molecolari era stato sottoposto a restrizioni e poi ci sono state altre limitazioni sulle visite in ospedale. Bisognava aspettare 4 giorni con febbre superiore a 37 e mezzo prima di poter essere visitati. Purtroppo, la situazione attuale è tale perché sono state promosse delle politiche a colpi di principi e paletti che si sono rivelati inefficaci contro il covid. E ancora, dall'ottava ondata, il sistema ha smesso di monitorare dettagliatamente l'intero numero di pazienti e, purtroppo, i sussidi dello stato ora vengono erogati soltanto nei casi di pazienti gravi. Di conseguenza gli ospedali non sono nella condizione di mettersi ad accettare un elevato numero di pazienti. Quindi, per il principio per cui non si può disporre di ciò che non si ha a portata di mano, aumentare il numero del personale, peraltro già carente, risulta impossibile. Soprattutto da quando è iniziata l`ottava ondata ho l`impressione che, rispetto a quanto abbiamo visto in passato, stia aumentando questa tipologia di casi: numerosissimi anziani non vengono ricoverati solo perché non vengono riscontrate anomalie nei livelli di saturizzazione dell`ossigeno. Un paziente che ho avuto modo di curare in prima persona, era stato ritrovato accasciato a terra, senza che nessuno muovesse un dito per due giorni, in un centro sportivo.

Matsubara Koji:
Per due giorni?!

Kuramochi Jin:
Esatto. Alla fine è stato portato all'ospedale d'emergenza, ma non l`avevano ricoverato perché dicevano che la saturazione di ossigeno si era mantenuta a livelli stabili e solo allora è venuto nel mio ospedale. È da molto tempo che questo sistema viene gestito in maniera incomprensibile. A deciderlo è il Governo e le autorità locali non hanno altra scelta se non quella di rispettarlo, quindi anche le istituzioni mediche stanno seguendo le indicazioni di questo sistema senza battere ciglio.


Di conseguenza, il punto non è che le patologie pregresse soprattutto negli anziani vanno aggravandosi. Detto semplicemente, prendendo questa malattia la situazione dell'intero organismo si deteriora e le patologie pregresse si aggravano di riflesso.
Pertanto, penso proprio che molte vite si sarebbero potute salvare se ci si fosse occupati in tempi rapidi di queste persone.

Matsubara Koji:
Poco fa il professor Kuramochi aveva accennato al fatto che, in sostanza, il governo avrebbe dovuto aumentare il numero di ospedali in grado di occuparsi del covid e invece, dato che il numero dei posti letto era limitato, ha alzato l'asticella per l`accesso dei pazienti, ponendo varie condizioni. Questo ha portato a un aumento del numero di persone impossibilitate a ricevere delle cure mediche col conseguente aggravemnto della malattia e decesso. Quindi sarebbe questa la radice del problema.

Kuramochi Jin:
Esattamente. Quello che penso ora è che all'inizio della pandemia in qualche modo si era cercato di rafforzare il sistema per la fornitura di assistenza sanitaria. Per contro, il fulcro della strategia è stato quello di concentrarsi solo sui casi più gravi e di limitare i test, le consultazioni e i farmaci. Quindi, soprattutto nel periodo in cui venne deciso di svolgere le Olimpiadi e John Coates del CIO venne in Giappone, come forse ricorderete, all'epoca il Governo e il Ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare inviarono un messaggio preciso ai medici giapponesi. Ovvero, che non era necessario occuparsi dei malati di covid. In altre parole, tutti quei settori della lotta alla pandemia che dimostravano di avere delle falle potevano essere lasciati così com`erano.
Per i medici esiste un ordine deontologico che avrebbero il dovere di rispettare. Sino ad allora, senza che ci fosse un motivo particolare, non si poteva rifiutare ai malati di covid o a quelli di altre malattie il diritto a essere visitati e curati. Ma tutto questo e` cambiato da quel momento. Da quel momento in poi, vi fu una netta distinzione tra gli ospedali che si occupavano di curare i malati di covid e quelli che non lo facevano.

Matsubara Koji:
Dottor Matsumoto, da quanto ho sentito dal professor Kuramochi, anche dopo tre anni dall`inizio della pandemia, a trattare i pazienti di covid sono solo una parte degli ospedali. Pertanto, quando il numero di contagi è aumentato nella settima e nell'ottava ondata, non si era più in grado di curarli. E quindi, all'aumentare del numero di pazienti infetti, è aumentato anche il numero dei decessi. Quindi, in un certo senso, fondamentalmente la situazione non è cambiata di una virgola e quindi era inevitabile che succedesse tutto quello che è successo.

Matsumoto Tetsuya:
Sì, anche dando un`occhiata al numero di pazienti ricoverati a Tokyo, si raggiunge sempre lo stesso livello di congestione come abbiamo già visto nella quinta, sesta, settima e ottava ondata.

Ciò significa che se la capacità di accogliere i pazienti non viene aumentata, quando all`inizio di una nuova ondata il numero di pazienti infetti aumenta rapidamente, poi non ci sarà più spazio per accoglierne di nuovi. Quindi coloro che rimangono contagiati verso la fine dell'ondata di turno non possono purtroppo più essere ricoverati in caso la malattia degeneri. In questo modo la situazione di coloro costretti a rimanere a casa peggiorerà gradualmente arrivando a casi di decessi.

Matsubara Koji:
Passiamo ora ai farmaci, quanti di voi sono riusciti a procurarseli in tutto questo? Quando ad agosto sono stato contagiato non c'è stato verso di farmeli somministrare.
Qui viene spiegato il meccanismo dei 5 giorni entro i quali ricevere la somministrazione, davvero molto arduo riuscire nell`impresa. Se i sintomi della febbre non vengono diagnosticati e trattati entro cinque giorni, questi due noti farmaci non possono essere prescritti.

Questi farmaci sono riservati a persone anziane o con patologie pregresse. Oltretutto, ci sono tutta una serie di condizioni da verificare per chi assume altri farmaci e risultano necessari diversi controlli. Superare tutto questo in soli 5 giorni risulta difficile e in molte persone, senza poter accedere ai farmaci, peggiorano i sintomi della malattia. Ma ora abbiamo una "nuova arma". Vediamo questo nuovo farmaco. Xocova, come sapete, è un farmaco realizzato in Giappone e, per farla breve, può ridurre la quantità di virus ma deve essere preso entro tre giorni dal manifestarsi dei sintomi. Quindi, l'ostacolo per accedere al farmaco risulta ancora più insormontabile in termini di tempistiche. Si sperava che anche altre persone, oltre agli anziani, avrebbero potuto assumerlo, tuttavia esistono diversi problemi legati al numero delle dosi. Vediamo nello specifico. Questo Lagevrio (Molnupiravir), quando sono stato contagiato in agosto, era ancora soggetto a restrizioni di scorte e non era ancora in distribuzione presso le farmacie ma adesso risulta disponibile e dovrebbe essere più facilmente reperibile. Tuttavia, Paxlovid e Xocova sono ancora soggetti a restrizioni sulle scorte gestite dal governo.

Vediamo, per esempio, quanti ospedali utilizzano Paxlovid. Il 6,2% degli ospedali che si occupano del corona virus. Sono esclusi dal conteggio quegli ospedali che ne fanno prescrizione tramite farmacie, per cui è lecito supporre che la percentuale sia, di fatto, più alta. Tuttavia, è difficile ottenere una prescrizione entro tre o cinque giorni dall`apparizione dei sintomi. Professor Kuramochi, quando in agosto mi sono ammalato, non sono riuscito a ottenere i farmaci entro cinque giorni e ho anche sentito che molte persone hanno avuto un aggravamento dei sintomi perché con altre medicine non era stato possibile ridurre la diffusione del virus. Professore, la situazione è migliorata?

Kuramochi Jin:
No. Purtroppo, come accennavo prima, la politica di limitare le cure mediche continua ad essere in vigore. Quindi, se ci fossero le condizioni in cui si potesse somministrare qualunque farmaco a discrezione solo del medico e i pazienti potessero riceverli senza restrizioni, ci sarebbe un discreto miglioramento del sistema, ma dato che, in primis, si continua a limitare le cure mediche, ultimamente ci sono molti pazienti che non sanno nemmeno che esistono dei farmaci per combattere questo virus. Per questo si arrangiano da soli prendendo delle semplici aspirine. Quindi, come negli esempi precedenti, una persona anziana con patologie pregresse, prossima ai 90 anni, riesce nell`impresa di essere ricoverata dopo 10 o 14 giorni solo perché la saturazione di ossigeno si è abbassata, dopo aver assunto dei farmaci antipiretici. Di recente, abbiamo solo casi di queso tipo. Quindi mi sembra naturale che ci sia un elevato numero di decessi, e l`impressione che mi sono fatto è che non venga visto nemmeno come un problema.

Matsubara Koji:
Dottor Matsumoto, ancora oggi il numero di casi continua ad aumentare. In una situazione del genere, risulta impossibile ricevere la somministrazione dei farmaci entro 5 giorni. Alla base, ciò che ha reso tutto questo difficile, è stato il limitare il numero dei test, delle visite e dei ricoveri. Sembrea proprio che questo rappresenti il principale ostacolo alla soluzione del problema.

Matsumoto Tetsuya:
Certo, gli ambulatori sono difficilmente prenotabili e non ti visitano subito. Quindi serve tempo. Così, quando finalmente riescono ad accedervi, spesso e volentieri i cinque giorni sono ampiamente passati. Al contrario, consapevoli di questa situazione, ci sono anche persone anziane che eseguono il test in anticipo da soli tagliando corto: "Visitatemi e datemi le medicine, sono positivo al test".
Quindi, per rientrare nelle tempistiche consigliate, risulta più veloce farsi da soli il test invece che attenersi agli standard previsti dall`apparato medico.

Matsumoto Koji:
Pakkun, che idea ti sei fatto dell'attuale situazione in Giappone?

Patrick Harlan:
Come detto dal professor Kuramochi, credo che molte persone abbiano una visione un po' vecchia della questione. Io mi sono ammalato due anni fa, e credo che per molti sia rimasto tutto come era allora. Ovvero, anche rivolgondosi a un medico, non si possono ricevere medicine. Anche in caso di febbre, viene richiesto di rimanere a casa e di recarsi in ospedale soltanto se la condizione dovesse peggiorare. Se questo è quanto si deve sentirsi dire, tanto vale non recarvisi.

Matsubara Koji:
Quindi sarebbe rimasta questa sorta di percezione del sistema medico...

Patrick Harlan:
Proprio così. Inoltre, in parte non c'è consapevolezza del fatto che questo tipo di farmaco sia ora disponibile, e anche se, per esempio, ci si recasse in ospedale riuscendo a farsi visitare da un medico, se quell`ospedale non avesse scorte di tali medicinali o non fosse in grado nemmeno di farne delle prescrizioni, probabilmente non ne parlerebbe. Dev`essere quindi il paziente a farne richiesta esplicita. E invece, ci sono ancora molte persone poco informate che preferiscono tenersi la malattia cercando di resistere. Probabilmente è anche per questo che il numero di morti va aumentando ma non quello delle persone infette. Mi riferisco ai cosiddetti casi "nascosti". Io la vedo così.

Matsubara Koji:
E poi c'è la questione del Capodanno cinese, a cui avevo accennato prima. Che impatto avrà sul nostro paese? C'è molta preoccupazione per le varianti, ma d'altra parte, se il numero di persone infette aumenta, si teme che un maggior numero di persone non riesca ad ottenere un`assistenza medica adeguata. Vorrei soffermarmi un attimo su ciò che può accadere in questo momento in Giappone durante il Capodanno cinese. Shinohara, a te la parola.


Shinohara Rina:
Sì, innanzitutto riguardo ai capodanni degli anni precedenti. Diamo un`occhiata al numero di cinesi venuti in Giappone. Nel febbraio 2019, prima della pandemia, il numero era stato di 723.617 unità. Ma nel febbraio dello scorso anno il numero era sceso a 2.359. Quest'anno, in occasione dell'imminente Capodanno, il numero di cinesi che prenotano viaggi all'estero è 6,4 volte superiore a quello dell'anno precedente.


Numeri sui viaggi dalla Cina in Giappone e relative restrizioni. In basso, a sinistra, le due mete più gettonate dai turisti cinesi.

Il Giappone è la terza destinazione di viaggio più popolare in Cina. Nelle stazioni della metro di Pechino si possono vedere annunci pubblicitari che promuovono il turismo in Giappone. Per contro, l'ingresso in Giappone dalla Cina tramite voli diretti è limitato a quattro aeroporti. La procedura di ingresso prevede la presentazione di un certificato di test negativo entro le 72 ore precedenti l'ingresso, nonché sostenere sul posto anche un test antigenico o molecolare. Se il test risulta positivo, risulta necessaria una quarantena di sette giorni. Secondo il Ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare, tra la fine dello scorso anno e il 12 gennaio sono entrate nel Paese 12.156 persone provenienti dalla Cina, di cui 657 (il 5,4%) sono risultati positivi.

Matsubara Koji:
Ora una domanda al dottor Matsumoto. Sicuramente l'anno scorso c'erano meno persone provenienti dall`estero, quindi anche essendo aumentate, non stiamo parlando di cifre equiparabili a quelle del 2019. Tuttavia, anche con 10.000 o 20.000 persone, è probabile che ci sia stato un numero significativo di persone che, pur essendo positive, non siano state rilevate dai test. Esistono anche persone contagiatesi per aver effettuato tamponi molecolari. Quindi, la questione per il Giappone verte intorno all`aumento dei contagi e alla questione varianti. Lei come la vede?

Matsumoto Tetsuya:
In Giappone siamo ancora in una fase di aumento dei contagi. Circa 100.000 contagi al giorno. Quindi anche con qualche turista proveniente dalla Cina difficile pensare ad un aumento di questi numeri. Tuttavia, credo che la preoccupazione più grande sia riguardo alle varianti. In Cina non vengono effettuati test o altri controlli e, di conseguenza, si verrebbe a conoscenza di nuove varianti solo una volta che all`estero si fosse scoperta una loro eventuale diffusione per via di persone provenienti dalla Cina.

Matsubara Koji:
Niente restrizioni, niente controlli. Impossibile avere notizie sulla situazione delle varianti dalla Cina. 

Matsumoto Tetsuya:
Esattamente. Il contagio ha raggiunto proporzioni allarmanti, di conseguenza penso proprio che possa essersi generata qualche nuova variante.
Tuttavia, è importante stabilire la natura del virus e la misura in cui è cambiato, ma ovviamente ora non abbiamo informazioni. Comunque devono esserci una serie di varianti che, in qualche misura si stanno diffondendo gradualmente senza che se ne abbiano notizie e potrebbero arrivare anche da noi. Se la Cina non fa nulla, alla fine le informazioni arriveranno dall'estero e si scoprirà che una determinata variante stesse già circolando. Quando l`avremo saputo potrebbe essere troppo tardi, quindi credo che ciò che dovremmo temere di più sia una nuova variante.

Matsubara Koji:
La variante che desta maggiore preoccupazione al momento è XBB.1.5, che è stata scoperta negli Stati Uniti. A Tokyo ci sono stati solo 22 casi. Ha la più alta capacità di fuga immunitaria, il che significa che è facilmente infettabile, e si dice che negli Stati Uniti quasi la metà dei nuovi casi sia dovuta a questa variante. Dottor Matsumoto, c'è la possibilità che sia arrivata anche in Cina, per esempio, e che dopo aver circolato in lungo e in largo possa arrivare sin qui. O anche che in Cina, dove si è raggiunto il record di 600 milioni di persone contagiate, possa generarsi una nuova variante e che poi entri nel nostro Paese. Queste possibilità sono entrambe plausibili?

Matsumoto Tetsuya:
Sì, certamente. XBB.1.5 si sta diffondendo anche in Cina e, a voler dirla tutta, esiste la possibilità che possa generarsi qualche variante ancora peggiore. Quindi da noi XBB.1.5, o qualche altra nuova specie, potrebbe arrivare anche tramite la Cina. Non si può sapere. E, una volta arrivata, esiste la possibilità che si evolva in qualcosa di ancora più forte. 

Matsubara Koji:
Professor Kuramochi, a pensarci adesso, tre anni fa la malattia era nata a Wuhan diffondendosi poi in tutto il mondo. Stavolta non credo che le cose andranno nella stessa maniera, ma comunque, professore, compresi i timori sulla possibilità che un`altra variante possa generarsi in Cina e poi diffondersi nel mondo, come vede la situazione?

Kuramochi Jin:
Dunque, il numero di casi, adesso con l`ottava ondata, è leggermente diminuito nell'ultima settimana.
In questa situazione, come mostra questo grafico, con una tendenza senza precedenti, sono state rilevate numerosissime varianti . Ad esempio, XBB.1.5, di cui abbiamo appena pubblicato un pre-print in collaborazione con il dottor Sato dell'Istituto per la Ricerca Scientifica dell'Università di Tokyo, mostra che il vaccino è poco efficace e l'immunità di coloro che hanno già contratto la malattia non è molto efficace in termini di immunità umorale. Daltro canto, ora abbiamo dei farmaci, i test, e una discreta conoscenza del quadro clinico. Pertanto, l'importante è passare a una strategia che consenta di effettuare rapidamente test accurati e di somministrare i farmaci nella fase moderata della malattia, prima che possa degenerare. Ma probabilmente questo problema non verrà risolto.

Matsubara Koji:
Tsutsumi, riguardo a quanto abbiamo sentito sinora. Sono tre anni che non c'è verso di aumentare il numero degli ospedali e delle istituzioni mediche che si occupano del covid. Inoltre, si parla di nuove varianti e le misure di quarantena, come già spiegato, vengono effettuate soltanto sui voli diretti provenienti dalla Cina. Quindi potrebbe diffondersi da altre destinazioni. Qual è la tua opinione in merito? Quali sono i rischi che potrebbe trovarsi ad affrontare il Giappone?


Tsutsumi Shinsuke:
Come ha detto poco fa il professore, la preoccupazione più grande è che in Cina, e non solo la Cina, si generino varianti, più infettive delle attuali che già lo sono pure troppo, e che siano maggiormente patogeniche. Ovvero, con tassi più elevati di casi gravi e di decessi.
Quindi, che compaiano nuove varianti, soprattutto in Cina, da un punto di vista delle probabilità direi che non ci siano dubbi. Ma questo non significa necessariamente che siano altamente tossiche. Qualora dovesse comparire un ceppo altamente tossico, dovremmo affrontare ancora dei rischi. Questo è il punto.
Tuttavia, per quanto riguarda le misure che possono essere adottate in Giappone, c'è ancora il problema della mancanza di ospedali e cliniche che possano prendersi cura dei pazienti e poi, il problema dei farmaci di cui si è parlato prima: l'impossibilità di somministrare i farmaci in tempo.
Ricapitolando, il motivo per cui la somministrazione viene consigliata entro tre o cinque giorni si ha perché il farmaco è efficace entro quel lasso di tempo, ma lasciando ora da parte per un attimo questo punto, resta il problema dell`accoglienza presso le strutture ospedaliere e se risultano in possesso di questi farmaci o meno. Se una clinica scrive una ricetta ma la farmacia che dovrebbe fornire quei medicinali non li ha, risulta dunque impossibile procurarseli. Penso che la situazione non cambierà presto, a meno che non si faccia in modo che qualsiasi clinica possa visitare i pazienti ed emettere una prescrizione e che poi il paziente possa ricevere le medicine necessarie presso la farmacia o struttura di turno.

Matsubara Koji:
Il Primo Ministro Kishida, oggi, ha dato istruzioni per declassare il covid alla categoria 5, la stessa dell'influenza. Questo avverrà in primavera, a breve. Dunque, quando sarà entrato in vigore questo declassamento vorrei chiedervi cosa pensate che possa succedere. Proviamo a fare un po` di ordine. Shinohara, a te la parola.

Shinohara Rina:
Sì, attualmente il Coronavirus viene classificato come "equivalente alla seconda categoria", vediamo cosa cambierà con la nuova categorizzazione. Sinora le cure mediche e il ricovero in caso di covid erano stati garantiti solo da istituzioni mediche designate dal governo, ma ora qualunque tipo di centro medico potrà occuparsene. Le spese mediche saranno a carico del paziente. Le cure assicurative e i vaccini saranno a pagamento. Il governo giapponese ha dichiarato che il finanziamento pubblico per le spese mediche e di altro tipo continuerà per il momento, ma sarà gradualmente eliminato in futuro.

Matsubara Koji:
L'obiettivo più importante di questa manovra riguarda, ovviamente, le cure, le ospedalizzazioni e anche le istituzioni mediche. I centri medici che si occupano del covid, alla base della discussione di oggi, sono stati ridotti invece che aumentati e tutto questo non è cambiato per ben 3 anni. Con questo potranno essere tutti assistiti? E le persone che non sono riuscite ad usufruire delle assistenze mediche di cui abbiamo parlato diminuirannno drasticamente e non si verificheranno più tutte le tragedie che abbiamo visto sinora? Dottor Matsumoto, lei cosa ne pensa?

Matsumoto Tetsuya:
Credo che se verrà classificato nella quinta categoria, ci dovrebbe essere un miglioramento rispetto all`attuale situazione in cui le visite mediche, limitate ai soli ambulatori, potranno essere effettuate in qualsiasi struttura medica. Detto questo, resta da vedere se una volta cambiata categoria numerosissimi centri di cura cambieranno rotta iniziando ad accettare i pazienti malati di covid e su questo mi piacerebbe sentire l'opinione del professor Kuramochi. Personalmente ritengo improbabile che le cose cambino.

Matsubara Koji:
Professor Kuramochi, cosa ne pensa? C'è la possibilità che, anche con questa norma, non aumentino?


Kuramochi Jin:
Non c`entra proprio nulla. In altre parole, il fatto che una malattia appartenga alla seconda o alla quinta categoria dipende dai sintomi della malattia in questione; per fare un esempio precedente all`arrivo del Covid in Giappone, la tubercolosi viene ritenuta equivalente alla seconda categoria. Le istituzioni prefettizie gestiscono la situazione ordinando l`isolamento dei pazienti mentre le istituzioni mediche esaminano accuratamente i casi occupandosi delle cure quando la malattia è ancora in una fase iniziale. In altre parole, come ho detto prima, un'assistenza medica adeguata risulta fondamentale per contrastare le malattie infettive classificate dal governo. Di fatto, col covid, il numero di pazienti si è rivelato di gran lunga superiore a quello previsto sinora per questo tipo di malattie, e i sintomi variano da persona a persona passando da casi gravi a casi lievi. Quindi, che si tratti della seconda o della quinta categoria, ciò che il governo ha portato avanti sinora è una politica basata sul limitare il numero di visite e test chiedendo alle persone di restarsene a casa in caso di malattia.
Pertanto, se non correggiamo questo grave errore strategico e non compiamo un passo importante per cambiare rotta, solo perché abbiamo fatto un cambio di categoria rimuovendo le restrizioni sorgeranno comunque problemi di ogni tipo. Ad esempio, una persona positiva al covid può prendere un aereo? Purtroppo non sono state decise misure concrete per affrontare questi problemi, come ad esempio stabilire una serie regole in caso si verifichino determinate situazioni. Purtroppo, stiamo ancora facendo discorsi teorici sulla questione delle malattie infettive designate dal governo senza che sia stata decisa alcuna misura concreta. Essendo questa la situazione attuale, ancora oggi non si riesce nemmeno a ricevere i pazienti. Recentemente ho avuto un paziente ultraottantenne con insufficienza renale che è venuto da me in fin di vita dopo due settimane di lotta con una polmonite in forma grave.
È lo stesso discorso del filmato di poco fa. Questa situazione ormai è la normalità. Quindi stiamo semplicemente parlando di come i centri sanitari dovranno gestire la situazione, o delle restrizioni per i singoli individui. Il punto è le istituzioni mediche si occuperanno di quesi malati? Prima della pandemia, il 70% degli ospedali aveva i conti in rosso. E parlando solo di ospedali pubblici, arriviamo al 90%. Non credo che possano permettersi di accettare facilmente tali pazienti in situazioni ai limiti delle loro capacità. In primo luogo, avremmo dovuto adottare una politica in grado di permettere agli ospedali di operare su un lungo lasso di tempo assegnando punti assicurativi sulle cure mediche eseguite in maniera adeguata alla situazione e invece, hanno dato dei rimborsi una tantum e inconsistenti. Quindi alla radice...

Matsubara Koji:
Mi dispiace interromperla, professor Kuramochi, ma se il numero di posti letto non dovesse aumentare anche passando alla quinta categoria, allora, non cambierà nulla e,come abbiamo visto anche oggi, anche in futuro ci ritroveremo in situazioni in cui all`aumento dei casi corrisponderà un sensibile aumento delle vittime. Qual è la cosa più importante da fare in questo momento? Ovvero, come aumentare il numero di ospedali che si occupano di questo problema? Potrebbe farci un esempio? Che cosa dovremmo fare?

Kuramochi Jin:
Beh, penso che sia necessario erogare dei rimborsi adeguati alla situazione.

Matsubara Koji:
In altre parole, potrebbe essere più specifico?

Kuramochi Jin:
Per esempio, un sistema in cui gli ospedali che forniscono una buona assistenza medica ottengano dei rimborsi all`altezza e in grado di permettere di continuare ad operare per almeno 2 anni. Se non si dà loro un sistema di rimborso adeguato che permetta di formulare una strategia di gestione, non saranno disposti a farlo. A dirla tutta, una volta passati alla quinta categoria, sia in termini di cure sia in termini di posti letto non so se riuscirò a continuare ad occuparmi del covid nella mia clinica.

Matsubara Koji:
Che cosa intende?

Kuramochi Jin:
Per esempio, nella nostra clinica, gli incentivi del governo che riceviamo al giorno, in periodo di pandemia, sono di 8.000 yen. Prima del covid, erano di 5.000 yen al giorno. Non avendo personale a sufficienza, dobbiamo pagare 40.000 yen per assumere un'infermiera per il turno di notte. Siamo in grado con questo di fornire cure standard? La riposta è no. Ovviamente avremmo bisogno anche di medici e altro personale. Quindi, in una situazione del genere, è un parere sin troppo superficiale il dire che passando alla quinta categoria il numero di ospedali che vedranno i pazienti aumenterà. Queste cose vengono dette da persone che non sanno nulla della situazione che stiamo vivendo.

Matsubara Koji:
Pakkun, un commento su questo discorso.

Patrick Harlan:
Una situazione che non possiamo prendere alla leggera. Se si passa alla quinta categoria, il sistema medico difficilmente potrebbe cambiare in modo significativo, ma forse la percezione delle persone potrebbe cambiare. Se il covid è come l'influenza, allora non c'è bisogno di indossare la mascherinanon c'è bisogno di evitare le cosiddette 3 "C`s" (closed spaces, crowded spaces and close-contact settings) ecc. Se le restrizioni comportamentali vengono allentate, aumenterà, di conseguenza, il tasso di infezione. Quindi, se non miglioriamo adesso il sistema sanitario, ritengo che sia piuttosto frettoloso un passaggio alla quinta categoria. L'influenza è una malattia stagionale che nei casi peggiori causa dai mille ai 10.000 morti all'anno. Ma col covid si sono supperati di recente 500 morti in un giorno. In 20 giorni, si supera il numero massimo di morti che l`influenza provoca in un anno. È una pandemia in corso, e credo sia ancora troppo superficiale includerla nella quinta categoria.

Matsubara Koji:
Stando al discorso del professor Kuramochi di poco fa, con un cambio di categoria, il sistema potrebbe addirittura peggiorare. E se ciò dovesse accadere, anche quei medici che hanno lavorato duramente sinora per visitarci potrebbero dirci: "In questa situazione non siamo più in grado di effettuare visite per i malati di covid". 
E inoltre, seppur attraverso un processo graduale, noi pazienti rischiamo di dover sborsare delle cifre astronomiche per poter comprare queste medicine. Chi non ha soldi non potrà permettersele e potrebbe rinunciare a curarsi.Se il numero di persone disponibile a curare questa malattia dovesse diminuire, farsi ricoverare in un ospedale risulterebbe ancora piu' difficile e se la pandemia dovesse nuovamente divampare in futuro con una nona o una decima ondata non si rischia di creare situazioni peggiori di quelle che abbiamo visto sino ad ora?

Matsumoto Tetsuya:
Credo che la logica sia proprio questa. Al contrario, penso che ci sia un'alta possibilità che la situazione diventi più grave. Penso che il numero di ospedali e istituzioni mediche tenderà a ridursi, ospedali pubblici a parte, perché non riceveranno più sovvenzioni e cercheranno di ridurre il numero di letti destinati al covid. Al contrario, i farmaci per prevenire malattie gravi dovrebbero costare sui 30.000 yen anche con la copertura dell`assicurazione medica e di conseguenza aumenterà il numero di persone che ne faranno a meno. Inoltre, se le persone rifiutano di farsi ricoveraere in ospedale per i costi elevati, il rischio di un aumento dei casi gravi e dei decessi mi sembra inevitabile.

Matsubara Koji:
Professor Kuramochi, poco fa ha detto una cosa che mi ha lasciato di sasso. Glielo richiedo per conferma, lei ha detto che passando alla quinta categoria, i rimborsi per le spese mediche relative al covid diventeranno gradualmente uguali a quelli per le cure normali. Di conseguenza anche la sua clinica potrebbe non essere più in grado di occuparsene. Quindi, come ho detto prima, quando noi comuni pazienti dovessimo recarci presso strutture mediche, finiremmo per rinunciare a prendere medicinali per via dei costi troppo elevati. Cosa pensa riguardo alla possibilità che la situazione possa peggiorare?


Kuramochi Jin:
Dunque, come ho detto prima, un ospedale che adesso riceve 8.000 yen per ogni paziente affetto da covid, ne riceverà solo 5.000. Sarebbe la fine di questo trattamento speciale riguardo al covid. Con queste cifre non riusciremmo ad asumere il personale necessario. Adesso anche la bolletta dell'elettricità è raddoppiata. Per i pazienti affetti da covid, per esempio, con sintomi di polmonite che necessitano del Remdesivir, se vengono ricoverati per sei giorni, il costo per i farmaci e il ricovero si attesta intorno ai 600.000 yen. Se un cittadino con assicurazione medica dovesse pagare di tasca propria, gli costerebbe circa 200.000 yen. E anche recandosi in una clinica per ottenere farmaci di questo tipo, il costo è ancora di 30.000-40.000 yen. Nel caso di un nucleo familiare, molto spesso rimangono tutti contagiati. Immaginate quindi a che cifre si può arrivare quando una famiglia è composta da cinque persone . Ecco perché risulta necessario che i test vengano eseguiti in una fase precoce e gratuitamente. Se non creiamo un sistema in cui chi ne ha bisogno possa ricevere i farmaci, anche con un cambio di categoria, temo che a subirne le conseguenze saranno i cittadini. Questo perché si tatta di un cambio simbolico e la sostanza rimane invariata.

Matsubara Koji:
Solo per conferma, per un paziente si ricevono 8.000 yen e tra breve si passerà a 5.000 yen?

Kuramochi Jin:
Esatto. si tratta dei rimborsi a giornata per i posti letto, possiamo anche definirlo un rimborso per i ricoveri.

Matsubara Koji:
Tsutsumi, cosa ne pensi dei timori che in futuro la situazione possa peggiorare?

Tsutsumi Shinsuke:
Credo che sarebbe un problema molto serio se ciò accadesse realmente, ma la radice del problema è che il numero di cliniche e ospedali che curano questi pazienti non aumenta, anche col passaggio di categoria. Il punto è chiedersi il motivo per cui il numero di cliniche e ospedali che curano questi pazienti non accenna ad aumentare. È quindi compito del governo cambiare questo sistema. Il Ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare e i politici ricoprono in questo frangente un ruolo importante e non ho nessuna intenzione di addossare tutte le responsabilità alle associazioni mediche. Tuttavia ritengo che si giochi tutto sul rapporto tra governo e queste associazioni. Ho l`impressione che a queste istituzioni manchi la capacità di persuadere, sia a parole che nei fatti, le persone che gestiscono cliniche e ospedali a migliorare la gestione della pandemia.
Un'altra cosa che vorrei sottolineare è che il numero di persone infette in Giappone ha superato i 30 milioni dopo tre anni di pandemia. Anche prendendo in considerazione le percentuali di infezioni raggiunte in Cina in poco più di un mese, in Giappone non abbiamo ancora raggiunto il 30% della popolazione. Ma in realtà ci sono molte più persone infette, basti pensare agli asintomatici. Tutto questo perché i test molecolari sono stati effettuati col contagocce e, proprio come ha denunciato prima il professor Kuramochi, gli asintomatici non sono stati identificati. Poi, il motivo per cui le cliniche non accettano questo tipo di pazienti è il timore di provocare focolai all`interno delle strutture mediche e anche la paura di rimanere contagiati che serpeggia tra medici, infermieri e gli altri operatori sanitari. L'aspetto psicologico gioca un fattore importante, tuttavia scoprire tramite i test i contagi in tempi rapidi cambierebbe l`atteggiamento nella lotta al virus, anche se ovviamente questo può portare al rischio di reinfezioni per l`apparato medico. Adesso stiamo pagando il conto per aver limitato il numero dei test e delle visite sin dall'inizio, a causa di aver portato avanti una strategia sbagliata.

Matsubara Koji:
Sono state pubblicate le seguenti ricerche. L'infezione da coronavirus raddoppia il rischio di subire disturbi al cervello. A un anno dall`infezione, il rischio di soffrire del morbo di Alzheimer aumenta di 2,03 volte. E questi sono i dati elaborati da altri Paesi. E poi sembra che ci si rischino anche disturbi alla memoria. Il professor Kuramochi, che è qui oggi, sottolinea quanto segue riguardo i danni al cervello. Le funzioni cerebrali peggiorano anche nei giovani. Professor Kuramochi, nel covid si è riscontrata anche questa nuova caratteristica? 

Kuramochi Jin:
Sì, è così. In alcuni pazienti affetti da covid si riscontra un deterioramento delle capacità cognitive nella fase acuta. Sintomi simili a quelli della demenza. Inoltre, anche quelli che presentano sintomi lievi subiscono danni funzionali parziali al cervello. Si parla di disturbi all`olfatto, vertigini o di difficoltà a reggersi in piedi. Per esempio, alcune donne che prima erano in grado di prepararsi con due ore di anticipo, ora presentano problemi legati ai meccanismi della scelta, cosa che le riduce a non essere in grado di decidere che vestito mettere, o hanno difficoltà a capire cosa dicono le persone a lavoro. E ci sono anche persone che vengono attaccate, del tipo: "Hai avuto la malattia in forma lieve, giusto? Allora non venirci a raccontare che non riesci a lavorare".
Pertanto, ritengo sia giunto il momento di adottare una strategia che tenga conto dei postumi della malattia, ma penso che allo stato attuale attuale siamo ancora in alto mare.

Matsubara Koji:
Dottor Matsumoto, come vede la situazione?

Matsumoto Tetsuya:
Per quanto riguarda il morbo di Alzheimer e i danni cerebrali, un lavoro pubblicato recentemente ha esaminato i tessuti cerebrali in pazienti deceduti. Si riteneva che il virus dopo circa 10 giorni di infezione scomparisse dall'organismo. Ma in realtà il virus continua a moltiplicarsi all`interno dell'organismo anche dopo l`infezione...

Matsubara Koji:
Continua a moltiplicarsi?

Matsumoto Tetsuya:
Per esempio, anche a distanza di circa due mesi dall`infezione, si è potuto riscontrare la presenza del virus che si stava ancora diffondendo nel cervello.

Matsubara Koji:
Quindi anche in caso di test negativo, il virus sarebbe ancora presente?

Matsumoto Tetsuya:
Esatto. Risulta presente e continua a causare dei disturbi. Questa è una delle cause dei postumi cronici che si verificano e si ritiene dunque che il virus continui a danneggiare vari tessuti dell'organismo.

Matsubara Koji:
Avevo sentito parlare di alcuni virus che rimangono per sempre all`interno del corpo, ad esempio nel sistema nervoso. Questo significa che anche il coronavirus apparterrebbe a questa categoria?

Matsumoto Tetsuya:
Sì, in un certo senso, quello che prima consideravamo un virus da infezione acuta oggi diventa un virus cronico che può causare danni agli organi interni. Non in tutti i casi, però.

Matsubara Koji:
Se le cose stanno così, Pakkun, questo virus si è già diffuso notevolmente ma, ovviamente, è sempre meglio non farsi contagiare.

Patrick Harlan:
Certo. Per esempio, una volta guarito, farei di tutto pur di evitare di subire gli effetti collaterali a lungo termine, come quelli relativi al gusto e all'olfatto o il brain fog, una condizione in cui ci si sento spesso con la testa annebbiata e perdita di concentrazione. Sono passati solo tre anni dalla comparsa di questa nuova malattia. Ogni giorno ci sono nuove notizie su questa terribile situazione, quindi dobbiamo fare del nostro meglio per evitarla e prevenirla costi quel che costi.

Fonte: Hodo 19:30 2023/1/20



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