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Coronavirus: due parole sul tasso di positività

La cosiddetta eccellenza del modello giapponese si fonda su un basso numero di contagi rispetto agli altri paesi. Benissimo. Sono il primo ad applaudire in caso di un sistema virtuoso. Il problema è che questi dati necessitano di essere contestualizzati.
Stando al primo grafico preso da Our World in Data possiamo vedere il numero dei test effettuati da vari paesi ogni mille abitanti. Il Giappone si posiziona al 30esimo posto tra Colombia e Messico. Se il numero di contagiati fosse fosse basso, potrebbe anche non essere un problema eppure se si verifica il tasso di positività, i conti non tornano. Ricordo che in un primo momento l`OMS chiedeva ai paesi di tenere sotto controllo suddetto tasso evitando di sforare il 5%.

Covid: Positive rate

Nel secondo grafico si confronta il tasso di positività giapponese, a partire dall`inizio della pandemia, con quello di altri paesi come l`Inghilterra dove il covid ha colpito duramente. Durante la quinta ondata giapponese, durante le Olimpiadi di Tokyo, si supera il venti per cento. 4 volte il tetto sopramenzionato. Con la sesta ondata si sfiora il 50%. Con la diffusione della variante Omicron tenere il tasso al di sotto del 5% risulta estremamente difficile ma volendo elevarlo anche al dieci, il Giappone di fatto non fornisce un quadro esaustivo sul numero di contagi. Anche oggi a due anni dalla pandemia. Non sorprende che i media giapponesi dai bollettini giornalieri sul Covid evitino tassativamente di divulgare dati sul tasso di positività.

Enrico Masi

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